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MILANO UBER ALLES

un lettore scrive a brera lamentandosi di parlare troppo bene di Milano, elogiarla come una buona città abitata da gente attiva e sostanzialmente onesta. scrive uno spezzino, accusandolo di aver scelto perché lombardo, ed ecco la solita grande risposta di brera come al solito senza nascondersi

MILANO UBER ALLES

L 'Arciposta di Gianni Brera era una rubrica che Giuan Brera teneva settimanalmente sul Guerin Sportivo.

Ecco una selezione delle migliori domande/risposta che ci danno uno splendido spaccato dell'Italia pallonara della seconda metà degli anni 70

"I delinquenti sono come gli stornelli: si affrettano e si radunano là dove è più facile beccare l'uva

Egregio Signor Brera, le ho già scritto altre volte e le mie lettere si equivalevano tutte: qualche domanda di calcio e poi gli elogi che le rinnovo anche in questa occasione.

La mia lettera, tuttavia, è di protesta nei suoi confronti e spero che lei riesca ugualmente a trovare il tempo per rispondermi. In una sua risposta ad un lettore, lei ha scritto che «... Milano è una buona e cara città, abitata da gente attiva e sostanzialmente onesta. Mi preme segnalarle scrive ancora lei che né Buticchi, né Rivera sono milanesi».

Penso che ogni lettore del Guerino sappia che lei è uno sciovinista convinto dei colori lombardi, che elegge Riva a miglior giocatore italiano anche perché è nato nella sua regione.

Però ora lei esagera: affermare che la metropoli milanese sia buona e cara ed abitata da gente con propositi francescani, è sinceramente troppo.

Io non sono di origine lombarda (forse l'avrà capito), ma mi sono trapiantato definitivamente a Milano e quindi posso affermare che non esiste, almeno in Italia, città più soffocante.

Una città sia ben chiaro a cui ormai sono affezionato, ma che è sempre sulle pagine dei giornali per quotidiani fatti di sangue e rapine, compiute da persone che lei definisce «amabili».

Adesso non mi dica che la stragrande maggioranza dei delinquenti milanesi non sono.. milanesi. Il contadino semina e se non trova il terreno adatto non racco­glierà poi la frutta. Evidentemente Milano è la... fruttivendola della delinquenza.

Perché le ho scritto? Perché sono spez­zino come Buticchi, nato cioè in una città che non si erge a culla della super-razza-italiota, ma che è nobile ed altezzosa nella sua modestia. E non si preoccupi, tutto il mondo è paese: Caino ed Abele nascono da sempre in ogni parte del mondo, anche in Lom­bardia... ed anche a La Spezia.

Grazie e distinti saluti al più grande giornalista sportivo.

Dio La perdoni, amico mio, perché Lei non sa quel che si dice. Come ha potuto affezionarsi a Milano e nello stesso tempo considerarla soffocante?

Certo, non è una città d'arte: ma sul piano urbanistico è una delle pochissime città italiane de­gne di venir considerate europee; e non è neppur vero che non sia bella: in effetti è l'unica città al mondo che abbia te­stimonianze sicure dell'evoluzione architettonica dai tempi classici ai nostri giorni.

Quanto alle statistiche sulla delinquenza, mi consenta di dirLe che legge male i giornali. I delinquenti sono come gli stornelli: si affrettano e si radunano là dove è più facile beccare l'uva.

Garantito che l'80 per cento dei delitti perpetrati a Milano non sono dovuti a milanesi e ancor meno a lombardi. Che Milano fosse avviata a diventare la Chicago degli Anni Venti avevano capito i sociologi fin dall'inizio della pace (disemm insci). E Dio sa quanto se ne dolgano i veri milanesi.

Davvero ella pensa che io sia stato entusiasta di Riva solo perché lombardo come me? Questa è madornale. Proprio io e non io solo, per fortuna ho sulla coscienza di non aver capito Riva in occasione di un Francia-Italia giocato nell'imminenza dei mondiali 1966. Purtroppo, non lo capì nemmeno Fabbri e fece la rovina propria e della nazionale italiana, che andò in Inghilterra con uno stuolo di brocchetti e neppure un attaccante dotato di un po' di coraggio

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