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BRERA E LA RAZZA PADANA

brera risponde su chi lo accusa del suo orgoglio di essere lombardo da parte di un toscano. Dalla descrizione degli italiani data da brera ne esce un immaginario da leggere

BRERA E LA RAZZA PADANA

L' Arciposta di Gianni Brera era una rubrica che Giuan Brera teneva settimanalmente sul Guerin Sportivo. Ecco una selezione delle migliori domande/risposta che ci danno uno splendido spaccato dell'Italia pallonara della seconda metà degli anni 70

"In Lombardia si reperiscono tipi liguri, galli (o celti) e propriamente germanici, non soltanto lombardi. Secoli di mangiar poco e male li hanno pietosamente ridotti sul piano morfologico"

Caro Brera, Tu hai molte volte parlato e spesso sparlato di numerose persone, esponendo così il tuo giudizio su gente più o meno famosa nel campo sportivo. Ora io vorrei proporti una cosa a mio giudizio abbastanza interessante. Perché una volta almeno, non scrivi qualcosa su Gianni Brera come uomo e come giornalista sportivo?

Io pur ammirandoti come competente della «pedata» non ti stimo altrettanto come uomo: gli altisonanti discorsi, infatti, sulle capacità del tutto illimitate della tua razza lombarda possono far gonfiare come pavoni te e i tuoi vicini Milanesi, vanitosi per natura, ma certamente ti rendono antipatico di fronte agli altri Italiani. Non ti rimane forse antipatico Malaparte e il suo libro su noi Toscani?

Caro sor Musini, a questo mondo non si finisce mai di strabiliare. Nella mia pia illusione di scriba, pensavo di non meritarmi la sua disistima proprio perché esprimo giudizi su questo e quello.

Il mio mestiere, a pensarci, non esige altro: e tanto più sarà stimabile un critico, quanto più schiette saranno le sue opinioni ed i suoi giudizi. Ella vuole che io scriva di me uomo e giornalista sportivo. L'ho sempre fatto, se mai mi ha letto. Per lunghi anni ho tenuto un diario di sport su questo giornale (la «bocca del leone» e «L'Arcimatto»).

Mi sembra banale ripetermi.Ho premesso un capitolo autobiografico al mio ultimo libro («Incontri e Invettive»).

Ho detto di me che misteriosamente ho creduto di essere vocato allo scrivere quando ancora non sapevo pensare se non in dialetto bassaiolo. Per contro, non ho mai lontanamente pensato di far il pittore, nonostante disegnassi abbastanza bene per istinto. Il fatto è che se avessi chiesto a mio padre di frequentare Belle Arti, quello mi avrebbe preso subito a calci. Eravamo molto poveri e l'angoscia del domani conferiva efficacia esistenziale ad ogni minimo gesto. Ragazzo, ho giocato a calcio fino a delirarne. L'ho giocato anche bene fino a quando è valsa la mia precocità di sopravvivenza ligure.

A sedici anni ero già un valido frequentatore di osterie dove si trincava parlando di letteratura. 

Della rappresentativa milanese boys di cui ho fatto parte, nessuno ha attinto vertici pedatori appena considerevoli. Eravamo selezionati male: i traccagni bravi a quindici anni sono da scartare subito o da aspettare senza farne gran conto. 

L' esile Campatelli era grande solo stilisticamente a quindici anni; essendo di struttura nordica, è maturato a diciott'anni, entrando difilato in nazionale. A diciott'anni io ero un traccagno già avviato all'obesità. Per non vogare sul pontone, ho accettato di fare boxe ma, brevilineo fino al disgusto, non potevo avere un avvenire.

In seguito ho fatto il paracadutista ed ho iniziato la carriera giornalistica secondo criteri meno dilettantistici e velleitari di quelli cui m'informavo a diciassette anni.

La pace m'ha visto incerto fra la vocazione sociale e la voglia di rifarmi della fame e della sete degli avi. Ha prevalso la voglia banale e ho accettato un posto in un quotidiano sportivo.

Non mi sento eroe e neanche mistico. Penso che il povero l'ho fatto fin troppo. Adesso non sono nemmeno agiato ma mentirei se affermassi di soffrire la fame e la sete. Ella si mostra piccato dal fatto che io parli (?) di illimitate capacità della mia razza. Non me ne sono mai accorto. Considero l'Italia un'autentica jungla razziale.

In questa jungla, gli esemplari più belli si trovano nel Friuli e proprio nella sua Toscana. La parte occidentale della Padania è abitata da liguri (misti con i galli e con i lombardi (venuti di Scandinavia).

La parte centrale della Padania è abitata da galli mescolati con liguri, etruschi e lombardi. La parte orientale da dinarici, slavi, galli e germanici. I galli hanno occupato tutta l'Italia fino a Roma.

Etnicamente, gli italiani sono molto simili fino al Lazio e all'Abruzzo. Isole differenti affiorano qua e là come alberi nella jungla. I toscani sono forse i più ricchi di tipi nordici in quanto per sette secoli vi sono stati importati schiavi sani e ben fatti di razza germanica, celtica e slava: lavoravano ai marmi e ad metalla.

Poi, su quei resti pregiati si sono rovesciati gli occupanti lombardi, scegliendo per sé i punti migliori.

Gli ascendenti razziali dei lombardi sono oggi piuttosto confusi se non proprio misteriosi. In Lombardia si reperiscono tipi liguri, galli (o celti) e propriamente germanici, non soltanto lombardi. Secoli di mangiar poco e male li hanno pietosamente ridotti sul piano morfologico. Hanno dentro notevole rabbia, diciamo pure grinta, ma generalmente non sono belli. E perché allora mi dovrei vantare di loro? 

Non mi pare di vantarmene, onestamente: debbo aggiungere però che, se non fossi lombardo, sarei ancora più scontento di essere un italianuzzo. Così la penso e di questo umilmente mi scuso

Per contro, non ho mai lontanamente pensato di far il pittore, nonostante disegnassi abbastanza bene per istinto.
Il fatto è che se avessi chiesto a mio padre di frequentare Belle Arti, quello mi avrebbe preso subito a calci. Eravamo molto poveri e l'angoscia del domani conferiva efficacia esistenziale ad ogni minimo gesto.
Ragazzo, ho giocato a calcio fino a delirarne. L'ho giocato anche bene fino a quando è valsa la mia precocità di sopravvivenza ligure.
A sedici anni ero già un valido frequentatore di osterie dove si trincava parlando di letteratura. 
Della rappresentativa milanese boys di cui ho fatto parte, nessuno ha attinto vertici pedatori appena considerevoli. Eravamo selezionati male: i traccagni bravi a quindici anni sono da scartare subito o da aspettare senza farne gran conto. 
L'esile Campatelli era grande solo stilisticamente a quindici anni; essendo di struttura nordica, è maturato a diciott'anni, entrando difilato in nazionale.
A diciott'anni io ero un traccagno già avviato all'obesità.
Per non vogare sul pontone, ho accettato di fare boxe ma, brevilineo fino al disgusto, non potevo avere un avvenire.
In seguito ho fatto il paracadutista ed ho iniziato la carriera giornalistica secondo criteri meno dilettantistici e velleitari di quelli cui m'informavo a diciassette anni.
La pace m'ha visto incerto fra la vocazione sociale e la voglia di rifarmi della fame e della sete degli avi.
Ha prevalso la voglia banale e ho accettato un posto in un quotidiano sportivo.
Non mi sento eroe e neanche mistico. Penso che il povero l'ho fatto fin troppo. Adesso non sono nemmeno agiato ma mentirei se affermassi di soffrire la fame e la sete.
Ella si mostra piccato dal fatto che io parli (?) di illimitate capacità della mia razza. Non me ne sono mai accorto.
Considero l'Italia un'autentica jungla razziale.
In questa jungla, gli esemplari più belli si trovano nel Friuli e proprio nella sua Toscana.
La parte occidentale della Padania è abitata da liguri (misti con i galli e con i lombardi (venuti di Scandinavia).
La parte centrale della Padania è abitata da galli mescolati con liguri, etruschi e lombardi.
La parte orientale da dinarici, slavi, galli e germanici. I galli hanno occupato tutta l'Italia fino a Roma.
Etnicamente, gli italiani sono molto simili fino al Lazio e all'Abruzzo. Isole differenti affiorano qua e là come alberi nella jungla.
I toscani sono forse i più ricchi di tipi nordici in quanto per sette secoli vi sono stati importati schiavi sani e ben fatti di razza germanica, celtica e slava: lavoravano ai marmi e ad metalla.
Poi, su quei resti pregiati si sono rovesciati gli occupanti lombardi, scegliendo per sé i punti migliori.
Gli ascendenti razziali dei lombardi sono oggi piuttosto confusi se non proprio misteriosi.
In Lombardia si reperiscono tipi liguri, galli (o celti) e propriamente germanici, non soltanto lombardi.
Secoli di mangiar poco e male li hanno pietosamente ridotti sul piano morfologico. Hanno dentro notevole rabbia, diciamo pure grinta, ma generalmente non sono belli. E perché allora mi dovrei vantare di loro? 

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