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BARESI "A 33 ANNI MI SONO ESALTATO"

franco baresi gioca italia scozia ritornato in nazionale a roma per poi giocare a milano con il portogallo per la qualificazione ai mondiali americani

16/10/1993
SCOZIA ITALIA
"Il risultato, l'ambiente, a sprazzi anche il gioco: tutto magnifico. Ora il Portogallo."
 
MILANO - Aveva ragione lui, che di Arrigo e della sua nazionale croce rossa non aveva mai dubitato nei giorni precedenti la Scozia.
Aveva ragione lui, che l'Olimpico ha salutato con un'ovazione di straordinaria intensità, degna del miglior libero del mondo e vada al diavolo la giuria di France Football, da anni cieca, sorda, ostinata a negargli il Pallone d'Oro.
Aveva ragione lui, Franco Baresi, 33 anni, 71 maglie azzurre, tante quante Gentile, soltanto due in meno rispetto ad Antognoni e Cabrini. Chi lo conosce bene, sa che la sua bravura è pari alla congenita refrattarietà ai riflettori.
Per farsi ascoltare il libero bresciano non ha mai avuto bisogno nè di alzare la voce nè di dettare proclami, tutto questo non rientra nel suo stile.
Rientrato a Milano in nottata con gli altri rossoneri sull'aereo del Dottore, ieri il Capitano ha goduto di un giorno di permesso trascorso insieme con la moglie Maura ed il figlio Edoardo le due persone più importanti della sua vita.
In serata, al Corriere dello Sport-Stadio" ha confidato le impressioni sulla Partita della Svolta, lanciando un significativo avvertimento: "Abbiamo battuto la Scozia in una serata rivelatasi felice non soltanto per il risultato, ma anche per il buon gioco sia pure espresso a sprazzi, per la fantastica cornice di pubblico, per l'atmosfera esaltante che si respirava all'Olimpico.
Però, non abbiamo fatto altro che il nostro dovere. Chiunque si considerasse già in America commetterebbe un madornale errore di valutazione: indipendentemente dall'esito di Portogallo Estonia, in programma il 10 novembre, una settimana più tardi dovremo battere i lusitani a San Siro per essere certi della qualificazione. La soddisfazione per la vittoria di mercoledì non deve farci dimenticare l'importanza dell'impegno che ci aspetta".
QUEI 32 GIORNI - Un anno fa, in questo periodo, Baresi era un ex azzurro. Annunciò l'addio alla nazionale il 1°ottobre tornò nel club Italia il 2 novembre. Trentadue giorni scanditi dalla speranza che cambiasse idea, dagli interrogativi sulle motivazioni di una decisione che all'interessato era costato moltissimo per quanto serie e fondate fossero "le ragioni personali" adottate.
Gli eventi successivi hanno dimostrato l'insostituibilità del Capitano, che sulla vicenda preferisce non tornare. "Ormai è un capitolo chiuso, un'esperienza dalla quale ho tratto comunque importanti insegnamenti.
Alla fine, ho scelto di tornare in nazionale poichè non riuscivo più a farne senza. Oggi posso dire di avere preso la decisione migliore, per questo ne sono felice." Caro Baresi, la gente si domanda: ma come fa ad essere sempre così bravo, come riesce a fermare il tempo?
Il sorriso timido del Capitano rispunta a fior di labbra. "Magari potessi fermare il tempo. Invece ho 33 anni e a questa età per rimanere su buoni livelli di rendimento è importante amministrare le proprie forze. E ciò che mi sta riuscendo grazie al Milan, a Capello, al valore di una squadra che prima di tutto crede in se stessa.
La nazionale? Sono ottimista circa la qualificazione ai mondiali pur sapendo che il 17 novembre il Portogallo non ci regalerà nulla, com'è giusto che sia." Quella data ricorre spesso nelle parole di Baresi, lesto ad archiviare la notte romana "perchè bisogna già pensare al Foggia che è subito qui". I complimenti di Berlusconi, gli applausi dei tifosi, gli elogi della critica: il Capitano si lascia scivolare tutto addosso con la naturalezza di chi è abituato ad essere in primo piano.
E ripensando al fatidico 17 novembre, nasce spontaneo l'invito a Milano "affinchè aiuti la nazionale comel'ha aiutata Roma. Io sono certo, lo farà".
Xavier Jacobelli.
Corriere dello Sport Stadio
 

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