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INTERVISTA A GIORGIO PER TESI DI LAUREA

Intervista telefonica a Giorgio Micheletti per una tesi di laurea all'università degli studi di Milano facoltà di lettere e filosofia con argomento sport e televisione locale qui studio a voi stadio dalla sua nascita al significato per chi ha lavorato a telelombardia negli anni 1990

 INTERVISTA A GIORGIO PER TESI DI LAUREA
 
Università degli Studi di Milano
Facolta di Lettere e Filosofia
 
 
SPORT E TELEVISIONE LOCALE: QUI STUDIO A VOI STADIO 
Tesi di Laurea di Giacomo Moccetti
INTERVISTA TELEFONICA A GIORGIO MICHELETTI 
 
 
Lugano, 01 febbraio 2010
Il pensatore di questa trasmissione si chiama Ruggero Muttarini, che era l’allora direttore dei programmi di Telelombardia. Ruggero Muttarini che idea ebbe? Portare la radio in televisione.
 
E lui dopo il primo anno di conduzione se non ricordo male con Michele Plastino, mi aveva affidato le telecronache di pallacanestro che Telelombardia faceva e la conduzione di Diretta Basket, perché in pratica io arrivo a QSVS dalla pallacanestro.
Io conducevo Diretta Basket che era tutta una trasmissione radiofonica in televisione perché allora di immagini zero, solo collegamento audio e copertura delle parole degli inviati con delle gran fotografie dei singoli calciatori.
Dopo questo primo anno di conduzione di Diretta Basket mi chiese Muttarini di condurre quella che era se non sbaglio la seconda edizione di QSVS.
QSVS nasce nel 1987?
Si, perfetto, infatti io approdo a QSVS nel 1988.
 
Allora c’era il collegamento video forse (non ricordo più) solo con S. Siro, forse neanche.
La fortuna all’epoca di questo tipo di prodotto era che non c’era il numero di televisioni private che c’è adesso, perché allora Telelombardia era più o meno da sola a farlo, non c’erano le miriadi di televisioni locali, prettamente locali, e a Milano non era ancora nata Antenna 3.
Per cui era la prima volta che in televisione portavi qualche cosa di dichiaratamente schierato perché avevi il giornalista, il cronista tifoso che ti raccontava le gesta della tua squadra, per cui c’era il transfer telespettatore-video, perché era uno come te che ti raccontava le cose che tu forse avresti anche sognato, voluto fare, ma che sicuramente ti venivano dette con un linguaggio molto meno caudato dell’emittente di stato e molto più vero sotto certi punti di vista.
 QSVS mano a mano è salito di territorialità e al collegamento con S. Siro si sono aggiunti i collegamenti con tutta la Lombardia, il primo sconfinamento su Parma, l’allargamento a Torino.
Insomma ci sono stati tutta una serie di collegamenti dagli stadi che hanno dato fiato a questa trasmissione che essendo fatta a Milano, centro per quello che riguarda lo sport nazionale televisivo, parlo sempre di riferimenti televisivi, veniva presa come must, veniva preso come punto di riferimento, a un certo punto era «ma chi l’ha detto?» «L’ha detto QSVS», era diventato un totem televisivo così come era per la carta stampata un totem La Gazzetta della Sport: «ma chi l’ha detto?» «La Gazzetta».
 
«Ah beh se l’ha detto la Gazzetta va bene, ah beh se l’ha detto QSVS va bene».
In effetti QSVS negli anni si era guadagnata questo ruolo di credibilità, dico alla rinfusa: eravamo stati i primi a dire dell’arrivo di Baggio dalla Juventus al Milan, eravamo stati i primi a raccontare di determinate liti di spogliatoio ai tempi del clan Zenga-Matthaeus per quello che riguarda l’inter.
Eravamo stati i primi, siamo stati primi a raccontare le trasferte europee perché poi ovviamente da QSVS la produzione televisiva di Telelombardia ha fatto partire n costole alle quali arrivo poi dopo.
QSVS è stato anche come dire il punto di riferimento, una si ricorda che un po’ di tempo fa la settimana enigmistica portava scritto "il settimanale di enigmistica più imitato"?
 
Ecco a un certo punto diventammo questo perché addirittura Mediaset con Italia 1 scelse una cosa del genere imitando noi, copiando letteralmente noi ma fu un flop clamoroso perché rispetto a noi loro che dovevano essere obbligatoriamente nazionali e quindi non schierati non riuscivano a dare quel calore e quel colore che invece noi essendo dichiaratemente schierati potevamo permetterci.
Ci fu un episodio che conclamava quello che le sto dicendo: in quel periodo noi avevamo Maurizio Mosca come opinionista conduttore e Maurizio Mosca in un intervallo ricordo di un Inter-Parma a Milano raccontò di una prestazione di Zenga piuttosto che dell’Inter non particolarmente esaltante.
Zenga uscì zoppicando, Maurizio Mosca nell’intervallo di quella partita in diretta su Telelombardia disse «vedrai che adesso nello spogliatoio dell’inter ci saranno problemi perché voleranno parole e gesti».
 
Zenga, che in quel secondo tempo non rientrò, da Mediaset, intervistato alla fine di quella giornata disse «e vorrei dire a Maurizio Mosca che in diretta a Telelombardia oggi ha detto che» cioè ci rispondevano via nazionale su cose via locale. Ecco questo è stato il percorso in estrema sintesi di una trasmissione nata con l’idea di portare la radio in televisione e che aveva raggiunto quel tipo di apice.
Poi ovviamente piano piano, arrivando le piattaforme satellitari, le piattaforme digitali, allargandosi la base delle televisioni locali, hai un pochino perso perché moltiplicandosi l’offerta chiaramente lì arrivi non più tanto dal punto di vista del telespettatore alla scelta dell’argomento quanto alla scelta delle persone che te lo propongono.
 
Se prima uno ti stava un pochino antipatico lo dovevi sopportare perché non c’era alternativa, è chiaro che aumentando l’alternativa sei andato più sulla simpatia e sull’emozionalità che ti danno gli interlocutori televisivi piuttosto che sull’argomento trattato, perché comunque di ventidue colombini che corrono in campo sempre parli, non è che parli di meccanica quantistica.
 
In internet vengono segnalati come i fondatori e anche come i primi conduttori lei, Plastino, Messina e Damascelli.
Esatto è corretto. In ordine cronologico: Plastino, Micheletti-Damascelli, Micheletti-Messina.
 
Ma quindi lei è già a Telelombardia quando Muttarini ha questa idea, poi lei comincia col basket e in seguito passa a QSVS.
Si esatto.
Se lei in questi anni in cui è stato a QSVS dovesse elencare degli avvenimenti o delle svolte importanti cosa mi segnalerebbe?
Io ad esempio riferendomi al recente passato penso alla trasmissione di Inter-Sporting Lisbona, all’addio di Corno e Crudeli... Una specifica innanzitutto prima di rispondere alla sua domanda: la mia epoca è impossibile da paragonare a quella di adesso.
Perché c’erano mezzi infinitamente inferiori, sia economici che tecnici, un mercato di professionisti decisamente più ristretto, e qualche idea in più.
Eravamo davvero dei pionieri. Noi all’epoca pensare di fare in diretta Inter-Sporting Lisbona, o come mi è capitato di far fare a 7Gold Inter-Feyenoord o Valencia-Inter, non era minimamente pensabile proprio perché il panorama televisivo era decisamente inferiore, decisamente meno avanti rispetto a quello che è adesso, per cui le svolte del mio QSVS sono svolte meramente professionali, meramente di risorse che sono andate ad arricchire il prodotto televisivo.
 
E dico l’introduzione dopo i primi due anni, dove raccontavamo materialmente le partite rubate alla bassa frequenza della Rai, degli opinionisti ex giocatori.
QSVS è stato il primo a inventare l’opinionista ex giocatore, QSVS è stato il primo a inventare la figura dell commentatore ex.
I primi sono stati Giovanni Lodetti, Mauro Bellugi e Pietro Paolo Virdis.
Mi sono sbagliato: Mauro Bellugi, Pietro Anastasi e Pietro Paolo Virdis.
Al posto di Virdis l’anno dopo venne Benetti, al posto di Benetti dopo due anni è arrivato Giovanni Lodetti.
 
E la triade Lodetti-Anastasi- Bellugi sono stati il timbro di qualità di QSVS per tutto il periodo. Un'altra svolta per quel QSVS fu cambiare orari in funzione delle partite: cambiò il calendario, ci furono gli anticipi, e QSVS che era in programma solo la domenica pomeriggio si adattò a raccontare anche le altre partite.
 
Terza tappa: aver trasformato un palinsesto televisivo com’era quello di Telelombardia sufficientemente generalista, in un palinsesto che seguiva i gusti meramente sportivi del pubblico.
Mi spiego ancora più chiaramente: una domenica di derby noi facemmo la bellezza di dodici ore di diretta incominciando a mezzogiorno e finendo a mezzanotte perché quella sera si giocava il derby. E allora si poteva essere un pochino più scherzosi, c’era decisamente meno livore che non adesso in televisione. Noi eravamo lontani mille miglia dalle battaglie del lunedì sera televisivo.
 
Quella sera del derby ci furono Lodetti, Bellugi e Anastasi che vennero in trasmissione in camicia da notte e papalina proprio perché erano con noi in trasmissione per dodici ore e scherzando si riuscivano a creare queste mini gag, questi mini sketch che davano valore al tutto.
Quarta tappa secondo me fondamentale in QSVS: l’apertura al pubblico degli studi della trasmissione. Noi per primi aprimmo gli studi, allora, Telelombardia era ancora in via Bordoni, vicino alla stazione centrale, e aprivamo gli studi non soltanto alla produzione della domenica pomeriggio o della domenica sera sulla partita, ma anche alle produzioni che andavano in onda durante la settimana.
 
Cioè per noi il rapporto con il pubblico era diventato continuo, non soltanto da casa ma anche in studio.
Queste secondo me sono le caratteristiche evolutive che ha avuto la trasmissione dal punto di vista di tappe di miglioramento.
Dal punto di vista dei contenuti contare a un certo punto come collegamenti di stadio su Milano, Bergamo, Brescia … Parma, Torino, per una televisione comunque locale è un bell’avere.
 
Un’altra tappa importante di QSVS, fu il racconto in diretta dello scudetto che il Milan vinse a Como, con Carlo Pellegatti inviato a Como che ha raccontato e fatto vedere il giro di campo di festa dello scudetto.
Non gliele detto temporalmente, gliele detto come comunque cose che sono capitate nel corso della vita di QSVS e che sono servite a crescere.
Su Wikipedia, quindi non so se la fonte è attendibile, c’è una pagina dedicata a lei e c’è all’inizio una frase che dicono essere sua: «nel calcio il risultato non è importante è tutto».
Sì.
Conferma che l’ha detta lei. Si può affermare che è un po’ questa la filosofia che segue QSVS?
È mia ma con QSVS non c’entra nulla.
 
Non c’entra nulla con QSVS?
No perché l’ho detta nel corso della mia attuale esperienza televisiva in una televisione in Toscana. Però è la filosofia di trattazione dell’argomento sportivo.
Per me nel mondo del calcio prima di partire con qualunque tipo di considerazione bisogna dare per scontato che il risultato non è importante, è tutto. Per cui l’ottenimento del risultato è lo sforzo finale che calciatori e allenatori devono ottenere.
 
Da Telelombardia lei passerà a 7Gold a fare un programma molto simile: ci sono delle differenze tra QSVS e quello che poi lei farà su 7Gold? O l’impostazione è bene o male la stessa identica?
Avendo vissuto circa undici anni di QSVS l’impostazione è nella pelle, per cui me la porto dietro. Però ho avuto la fortuna di passare subito da un locale a un nazionale.
Si è trattato di imparare a gestire e a inventare.
A 7Gold ci siamo inventati una via diversa tra il paludamento del nazionale e lo sdoganamento del locale.
Eravamo un nazional-locale o un local-nazionale, nel senso che la trattazione era sempre finalizzata a Inter-Milan-Juventus, perché spari nel mucchio e fai sempre numeri (ed ecco che ritorna d’attualità la frase che il risultato non è importante è tutto, perché io avevo l’incarico come sempre di fare risultato).
Però avevamo ad esempio il campo di Roma, il campo di Palermo, il campo di Lecce.
Dovevo piegare i ritmi e i contenuti della trasmissione affinché nessuno se ne sentisse trascurato.
Diciamo che il salto di qualità che ho dovuto fare passando da Telelombardia a 7Gold è stato quello di imparare ad avere maggiori nozioni anche di altre cose che fino allora magari non avevo, cercando di affinare la sensibilità nella conduzione, nella scelta di ospiti e di temi affinché il discorso potesse essere il più circolare possibile.
Diciamo che passando da un locale a una nazionale professionalmente aumenti perché devi aumentare obbligatoriamente sensibilità, conoscenze, approfondimenti e fai un salto di qualità.
Riferendomi a quando lei dice che a Telelombardia si passò da un palinsesto generalista a un palinsesto fondamentalmente sportivo Telelombardia ha avuto un periodo dove non c’era assolutamente niente di extra produzione che non fossero news e sport.
Ecco appunto: nel 1989 Telelombardia vince il Telegatto Lo vince QSVS o lo vince Telelombardia?
Lo vince Telelombardia per tutto con la ciliegina di QSVS.
Che chiaramente era la trasmissione di punta. Poi nel ’91 invece lei dall’hotel gallia di milano fa la diretta del calciomercato
Sì.
 
Era una prima assoluta?
Esatto. Partiti con lo sdoganamento della diretta ormai ci avevamo preso gusto per cui siamo andati avanti con quello. Abbiamo fatto tante cose, ad esempio nel ’90 avevamo fatto un QSVS parallelo ai mondiali con il quale avevamo aperto ai cronisti normali. Avevamo indetto una sorta di concorso "fate il telecronista di italia 90", e noi facevamo una trasmissione sulle partite che la Rai trasmetteva, ne prendevamo dei pezzi e li facevamo commentare a spettatori qualunque, normali, che volevano trasformarsi in giornalisti.
Piccolo aneddoto: da quella produzione è uscito Claudio Zuliani che adesso è l’uomo Juve di 7Gold e soprattutto è l’uomo Juve del canale digitale di Mediaset.
 
Quindi lì, in diretta, guardando la partita alla Rai loro commentavano.
Si, per Argentina-Brasile del ’90 loro facevano i Nando Martellini della situazione raccontando Argentina-Brasile, poi c’era una giuria a casa e una giuria in studio che decideva a griglia chi andava avanti fino ad arrivare in fondo a colui che vinse, non mi ricordo manco più chi fosse, il premio di telecronista alternativo di Italia ’90.
 
Avevamo anche questo tipo di idee, e la diretta del mercato dal Gallia era una logica conseguenza di come stavamo trattando in quel periodo l’argomento sport.
È per questo che le dico che allora, rispetto ad ora, è da guardare con occhio di maggior attenzione e di maggior rispetto perché tutto quello che si faceva allora era la prima volta, tutto quello che fanno adesso è già stato fatto.
 
A proposito, volevo sapere secondo lei quanto deve, se deve qualcosa, QSVS a una trasmissione come il Processo di Biscardi e alla trasmissione che fa Plastino, nel Lazio credo, Goal di notte.
Goal di notte c’era già prima di QSVS, infatti vedendo Goal di notte che veniva distribuito anche in Lombardia Muttarini pensò a Plastino come conduttore. 
Nel periodo di mia direzione il Processo di Biscardi a noi non doveva assolutamente nulla né noi dovevamo nulla a lui, perché viaggiavamo su mondi completamente diversi.
È poi dopo, quando sono arrivati Corno e Crudeli, ma io non c’ero già più, che c’è stata questa liaison diretta Telelombardia-Processo: andò Fabio Ravezzni a fare il mercato eccetera. Nel primo periodo non c’erano contaminazioni.
Quando il Processo di Biscardi afferma di essere la trasmissione più imitata mi sembra faccia riferimento a QSVS, a Diretta Stadio ed è subito goal e a quel genere di trasmissioni.
Non può fare riferimento a questi perché essendo una trasmissione ad avvenimento avvenuto, il Processo di Biscardi non può fare questi riferimenti.
Vero che è la trasmissione più imitata ma perché? Perché di lunedì sera quasi tutte le trasmissioni che girano e che giravano erano una scimmiottatura del Processo di Biscardi.
Noi di lunedì sera a Telelombardia a quell’epoca non facevamo nulla, proprio per non andare a scontrarci con il Processo di Biscardi che avrebbe ammazzato chiunque come ascolti.
 Lei ha detto prima che a QSVS nasce il giornalista-tifoso, che al giorno oggi è una figura quasi "normale", addirittura su Mediaset si possono ascoltare le partite con i commenti di Pellegatti, o di Recalcati Allora era un’assoluta novità invece.
Esatto. Cercando di creare una figura che avesse la referenzialità e la credibilità di un giornalista che però non si mascherava ma si dichiarava di una parte ma manteneva comunque un’impostazione di credibilità.
Perché comunque io ho sempre chiesto a tutti i miei uomini di ricordarsi di essere prima di tutto giornalisti e poi tifosi.
Perché l’incarico che io ho sempre tenuto ben presente in quel periodo di televisione con quelle produzioni è: la gente ci sceglie, la gente ci deve credere. Se sei un tifoso e basta la gente non ti crede, ti crederanno i tuoi, ma tu non sarai seguito dagli altri, mentre noi invece siamo dei giornalisti prima di tutto.
 
Faccio un esempio per concretizzare il concetto: allora noi avevamo i due dioscuri del calcio milanese, Rossi e Suma, Milan e Inter. Erano stati talmente tanto bravi nel fare i giornalisti ma anche i tifosi, che qualunque cosa loro dicessero, qualunque trasmissione loro conducessero, non c’era un abbassamento di numero di spettatori.
Perché anche gli altri, cioè a Rossi i milanisti, a Suma gli interisti, riconoscevano ai due professionalità, capacità e onestà intellettuale per cui loro avevano fatto il loro mestiere.
 
Questo era il diktat primario che da Muttarini al sottoscritto volevamo sempre e comunque: tifosi sì ma prima di tutto giornalisti, credibili, perché ne guadagnava trasmissione e televisione ovviamente.
 
Lei si ricorda i primi cronisti nel suo periodo? Erano Rossi per l’Inter, Suma per il Milan...
Non ne avevamo in pratica altri! Perché poi andò Giovanni Guardalà attuale Sky a Parma, Simone Malaguti attuale Mediaset a Piacenza, Andrea Cochi attuale Mediaset a Bergamo...
 
A Torino?
Non me lo ricordo. Andava qualcuno d’interno, andava una volta... non avevamo un posto fisso.
Io non so com’era vent’anni fa perché nascevo vent’anni fa, ma al giorno d’oggi quando guardo QSVS per me è molto importante da spettatore avere in studio un’equilibrio. Cioè avere il giornalista tifoso, avere l’opinionista tifoso che magari è un po’ meno credibile, avere l’ex calciatore sia quello tifoso che quello magari non tifoso, e avere anche il giornalista o lo storico del calcio alla Gino Bacci ad esempio.
 
Lei nel scegliere gli ospiti cercava un certo equilibrio?
Certo, questa è la modernizzazione del concetto che le dicevo prima. L’oggettività non è più fornita da un singolo, ma l’oggettività viene ottenuta mettendo assieme pareri di persone diverse, che hanno ottiche diverse nell’approcciare lo stesso argomento, e ne risulta più credibile tutto il complesso televisivo proposto, cioè la trasmissione.
E chiaramente nella scelta degli ospiti si va, banalizzo il concetto, dall’ultras al moderato, si va dal popolare, dal terzo anello alla tribuna rossa. Ed è logico, normale, intelligente questo tipo di scelta.
 
E guardando lei QSVS oggi...
Io adesso non sono nelle condizioni di poterlo guardare... lavorano loro, lavoro anch’io e poi non stando più in Lombardia non vedo più QSVS.
 
Però immagino che magari negli ultimi anni anche avrà avuto occasione forse di darci un’occhiata… quali sono secondo lei le differenze principali che ci sono adesso rispetto a vent’anni fa?
Direi che adesso forse si dà molto più spazio al commento.
 
Diciamo che prima QSVS aveva tre parti: prima, durante e dopo, e gli ascolti premiavano soprattutto il durante, perché c’era il racconto di cose che nessuno poteva vedere.
 
Adesso probabilmente c’è uno spostamento al contrario.
Adesso è molto più seguito, si dà molto più peso al pre e al post, proprio perché nel pre riesci a dare anticipazioni, nel post si vuole vedere, dal telespettatore, lo spessore del commento, lo spessore soprattutto della propria opinione.
Credo che adesso le trasmissioni di questo periodo siano vissute dal telespettatore più come "un vediamo se pensano quello che penso io". Credo ci sia uno spostamento di piano, di concetto proprio, di scelta del modo di fare televisione nelle trasmissioni tenendo presente, almeno io adesso in televisione lavoro così, tenendo presente questa necessità del telespettatore.
 
Io devo sapere che ho un telespettatore che ha già visto.
Magari mi ha mollato durante il racconto della partita perché se l’è andata a vedere dove gli pare, poi però torna da me per sapere se i miei, che sono i suoi, hanno la stessa opinione che lui ha avuto vedendo la partita.
Credo che sia obbligatoriamente questo il cambio di questo tipo di proposta televisiva proprio perché ormai le partite le vedi dappertutto.
 
Appunto è una conseguenza quindi di...
È un modo di fare televisione che ha dovuto adattarsi al modo di fare la televisione.
 
Sono riuscito a leggere una recensione di Aldo Grasso proprio su QSVS, dove diceva più o meno quello che adesso ha detto lei, ovvero che gli italiani fondamentalmente sono un popolo di discussioni da bar del lunedì mattina, e quindi anche quando la partita viene trasmessa in Rai, anche coloro che sono abbonati a Sky, quando c’è il rigore, quando c’è il gol, quando c’è l’episodio importante durante la partita, cambiano canale perché hanno voglia di far la chiacchierata da bar e la fanno fondamentalmente ascoltando gli ospiti di Telelombardia.
 
Ma le racconterò di più, ci sono telespettatori che hanno dichiarato che in determinati momenti di partita non riescono a seguirla, perché stanno troppo male e preferivano viverla attraverso le emozioni dei volti di chi raccontava la partita.
 
È uscita un paio di anni fa una storia del calcio italiano, scritta da John Foot, che è un inglese, docente di storia contemporanea a Londra, che è venuto negli anni ottanta qui in Italia per studi e poi ha anche sposato un italiana.
In questa storia del calcio dedica un breve capitolo a QSVS poiché era rimasto stupefatto dal fatto che sua suocera anche quando le partite le davano sulla Rai guardava questa trasmissione che per lui era una cosa fuori di testa.
Perché in Inghilterra una trasmissione simile non l’aveva mai vista e gli era inconcepibile pensare che si potesse preferire seguire questi opinionisti che sbraitavano piuttosto che guardarsi tranquillamente la partita.
 
Quindi è un fenomeno prettamente italiano questo.
Perché credo che sia un fenomeno prettamente italiano il calcio.
Lo sa meglio di me perché lo fa per studi che non esiste una nazione che abbia dei quotidiani solo sportivi, solo calcistici come abbiano noi.
Non esiste una nazione, non c’è una nazione in giro al mondo neanche se la fanno.
Non c’è nessuna nazione che possa contare su una simile industria calcio.
Il calcio è la quinta economia italiana per fatturato, quinta-sesta, per cui obbligatoriamente lo sport ha questo tipo di interessi.
Non ci sono come in Italia interessi collusi con/della politica con lo sport come in Italia.
 
Per cui è ovvio che questo tipo di fenomeni, di fenomenologia, si riverberi poi sui mezzi di comunicazione che sono quelli che hanno permesso, che hanno contribuito a far sì che il calcio diventasse quello che poi è diventato. Perché comunque se non ci fosse la televisione che faceva il boom che ha fatto seguendo e aiutando il calcio a diventare quello che è diventato non ci sarebbe stato niente e nessuno.
 
Quando i primi tempi di QSVS la Lega Calcio cercava di osteggiare il lavoro di Telelombardia, era, a mio modesto avviso, un atteggiamento estremamente miope. Corretto dal punto di vista del marketing perché devo salvaguardare il mio prodotto che voglio vendere a chi ha soldi, ma sbagliato dal punto di vista della veicolazione della comunicazione, perché l’opera di divulgazione che ha fatto QSVS in quel periodo, montando l’aspetto calcio come l’ha montato, per il calcio poi è diventato produttivo dopo.
 
"Tante volte si sentono, anche tra i miei coetanei, quelle frasi, un po’dei cliché, che dicono «trasmissioni come QSVS alla fine sono la fine, la rovina del calcio, si montano su solo polemiche ». Mi immagino l’avrà sentita anche lei"
Si.
 
Ecco cosa risponderebbe a chi le dice questo.
È un luogo comune. Io non posso rispondere per quello che è adesso, ripeto perché non seguendolo più...
 
Certo però magari mi parlano di QSVS ma mi dicono lo stesso magari anche di una trasmissione più oggettiva come Controcampo, però dal momento che c’è Mughini che si becca con Nicola Berti, ecco: «questi qui rovinano il calcio».
Le posso rispondere con la frase di apertura di Wikipedia «il risultato non è importante è tutto»? Sa perché le dico questo? Perché le trasmissioni sono diventate con il passare del tempo, degli anni, oggetto e strumento di mantenimento delle televisioni.
 
Si va alla caccia dello share, si va alla caccia dell’ascolto, perché?
Perché share e ascolto vogliono dire spazi da vendere agli investitori pubblicitari.
E siccome in televisione, nella vita come nel calcio, il risultato non è importante è tutto, bisogna utilizzare quei meccanismi e quei mezzi con i quali si fa ascolto. Se paga fare polemica si fa polemica. Se paga fare tattica si fa la tattica.
 
Io contesto i telespettatori che dicono «eh ma è sempre e solo una roba polemica»: se lo dici è perché la guardi. Se io non guardo mai Annozero non posso criticare Annozero perché non l’ho mai visto. Critico Annozero che non mi piace perché almeno una volta l’ho guardato.
Quindi a quelli che dicono «eh ma è sempre una roba da bar» chiedo «ma come fai a saperlo?» «Lo guardo» «e allora?!».
 
Certo.
E comunque chi sceglie di fare questo tipo di trasmissione e fa ascolto, ha fatto il suo, perché nello sport, nella televisione, il risultato non è importante, è tutto. E quindi non solo secondo me non fa male al calcio, fa anche bene in fondo al calcio, è ciò che ha anche aiutato a svilupparlo.
Ora, bene è un’esagerazione.
Stare nell’ambito normale della discussione, del confronto, può andare bene senza ombra di dubbio. Io sono dell’avviso che bene è un’altra roba... male non fa però! Bene forse è esagerato però sicuramente non fa male!

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