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COPPA ITALIA RIACCENDE UNA VECCHIA RIVALITA' MILAN YUVE PER UN GIORNO

Franco Baresi capitano gioca in serie b la coppa italia contro la yuventus è una partita importante per una sera risentirò l'odore della serie a. Il ricordare il mundial poco tempo prima da campione del mondo ed essere in serie b ed essere diventato il capitano del milan

COPPA ITALIA  RIACCENDE UNA VECCHIA RIVALITA' 

MILAN JUVE PER UN GIORNO

1/9/1982

 Il capitano è fra i rossoneri quello che ha più nostalgia del passato:" Per una sera rivivrò il clima delle grandi sfide. Firmerei a occhi chiusi per un pareggio. Se ci comportiamo bene, significa che siamo davvero in grado di tornare subito in serie A, perché non c'è test più attendibile della Juventus. Scirea? Aspetto che vada in pensione per sostituirlo in azzurro." 

Milanello - C'era un'aria strana ieri a Milanello e non perché sembrava di essere già in novembre, anziché fine agosto per quella pioggia fastidiosa, sotto un'impressionante cappa grigia. C'era un'aria strana perché alla vigilia dello scontro "impossibile" coi colleghi della Juve, i giocatori del Milan, con Castagner e Farina in testa, davano l'impressione di meditare il grande colpo.

Una sensazione difficile da descrivere, che ci ha fatto venire in mente le vigilie di Italia Argentina e di Italia Brasile, a Barcellona .coppa italia 1982

Anche ieri come allora, nessuno all'esterno credeva nella squadra sfavorita, con la differenza che stavolta parlavano tutti. Parlava Canuti per dire che, dovendo scegliere l'uomo della Juve da marcare, punterebbe ad occhi chiusi su Trapattoni.

Parlava Tassotti per dire che non si sparerebbe se sapesse da Castagner di dover controllare Rossi. Parlava Verza, ex Juventino, per dire che l'ultima volta che ha affrontato da avversario i bianconeri a Torino ha segnato un gol, mentre il Cesena ne portava a casa sei. Ma soprattutto parlava Franco Baresi, il nuovo leader, con la sua fresca fascia di capitano al braccio.

Golf giallo appoggiato sulla spalla sinistra, tutto compreso nella parte, il libero milanista ricordava l'atmosfera del mundial. Non giocò mai, ma in quei lunghi giorni spagnoli c'era anche lui a dividere i lunghi silenzi prima del trionfo.

"Quando entrerò in campo a Torino - ha spiegato Baresi - per un attimo mi sembrerà di tornare indietro ai mondiali. Ho vissuto quaranta giorni con Rossi, Tardelli, Gentile, Zoff, Cabrini e Scirea ed è stata un'esperienza irripetibile, che si ricorda per tutta la vita.

Per lui sarebbe potuta essere un'esperienza ancora più bella, se davanti non avesse avuto del mostro di regolarità che si chiama Scirea.

"Cosa posso farci? - si è interrogato Baresi -. Finché c'è lui, io sono chiuso, perché non mi interessa giocare come mediano. Aspetto che Scirea vada in pensione. Meglio se ci sarà un pre-pensionamento visto che negli ultimi tempi va di moda. Scherzi a parte, Scirea è grande, perché va all'attacco anche senza palla, così sa essere pronto al momento giusto per segnare. Ecco perchè va in gol più di me."

Stasera si saluteranno a fine partita, per dirsi addio, e non arrivederci, perchè le loro strade quest'anno saranno diverse. "Ma almeno per un giorno - ha fatto notare Baresi con evidente punta di malinconia - mi dimenticherò di essere di nuovo in serie B.

Rivivrò il clima delle grandi sfide della A e soltanto alla fine mi accorgerò che si è trattato di una parentesi e basta. Anche per questo, mi auguro di viverla nel miglior modo possibile. Pochi mesi fa, quando lottavamo per non retrocedere, a Torino fummo battuti negli ultimi minuti e i bianconeri poi ci fecero persino i complimenti. Adesso vorrei essere io a fare i complimenti a loro, con i due punti in tasca però, anche in partenza firmerei ad occhi chiusi per l'1 -1, che già mi sembra un sogno.

Tra l'altro, se ci comportiamo bene, vuol dire davvero che siamo in grado di tornare subito in A, perché la Juve è il test più attendibile cui ci si possa sottoporre." Così, con tanta nostalgia per il passato, Baresi attende che giunga sera, per tuffarsi nel presente ed augurarsi che presto torni ad essere futuro.

Alberto Cerruti Gazzetta dello Sport

1/9/1982

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