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AL RIGORE DI BARESI QUEL BOATO DIVENTA UN SUSSURRO

primo rigore per franco baresi a bari il 20 febbraio 1982 il pubblico si zittisce come a dare la possibilità a baresi di concentrarsi ed è goal

RIGORE DI BARESI QUEL BOATO DIVENTA UN SUSSURRO

21 febbraio 1982

Bari - Il rumore tocca i vertici dedicati ai gol immediatamente sulla fiducia. Quando Dassaiev aggancia la caviglia di Vialli, lo stadio scatta in piedi e grida felice senza nemmeno attendere che l'arbitro ufficializzi un rigore scontato.
Allora il boata degrada lentamente in sussurro, sembra quasi che la gente si stia passando parola."Stiamo zitti che Baresi deve concentrarsi".
"E' un coro muto e lieve che ondeggia nel cielo, dove qualcuno ha dipinto un paio di nuvole. E mentre Franco Baresi si coccola il pallone tra le mani, quasi tentasse di rabbonirlo, il silenzio si fa udire per un attimo, un istante solo.
Coincide con il gesto del rigorista, appoggiare la sfera sul dischetto con cura maniacale. Rinat Dassajev cerca ispirazioni difficili misurando a grandi passi la sua piccola area. Il rumore ritorna, sempre sussurrato mentre Baresi comincia la sua breve rincorsa: e sale, sale sicuro ad ogni passo del giocatore. Tre metri, due metri, un metro, l'impatto del piede sul pallone: l'urlo della folla è assordante in quel preciso momento.
Il colpo è secco, definitivo: accompagnato dal boato Dassaiev cade mollemente dalla parte sbagliata, spiazzato. E' il segnale dell'inizio della festa. Prima, Bari aveva passato un pomeriggio d'attesa sulle scalinate dello stadio raggiunte per tempo per evitare ingorghi. Nel mosaico di colori della folla spicca il rosso...
Cinque maratoneti inanellano giri di campo tra le risate della gente nell'ultima ora hanno tute diverse e volti ugualmente segnati da una smorfia annoiata.
Si riconosce Zavarov, altero fantasista fuori per infortunio. E si capisce così, che quei cinque sono i russi che, per un motivo o per l'altro, non troveranno posto nemmeno in panchina.
Lobanowski, inguaribile accigliato, accompagna con lo sguardo il loro allenamento. Ad ogni passaggio davanti alle tribune devono deviare leggermente per non scompaginare il balletto folcloristico che dieci coppie in costume stanno dedicando alle autorità.
Una delle ragazze, prima di congedarsi, saluta entusiasta qualcuno sugli spalti. Si comincia in un oceano in tempesta: bandiere, urla, applausi, Zenga scalda il pubblico da attore consumato, gli basta un gesto della mano per stimolare una reazione che lo travolge piacevolmente.
E l'avvio della gara non fa altro che accentuare gli entusiasmi, fino al rigore del vantaggio. Allora, soltanto allora i russi partono e per un quarto d'ora il loro calcio sembra almeno lontamente quello che sbigottì il mondo ai tempi del Messico...
p.c.
Dalla Gazzetta dello Sport
 

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