23/6/1994
BARESI OPERAZIONE LAMPO
Però il capitano resta in America: "voglio stare vicino ai miei compagni
New York - Una notte di dolore. Un male terribile. E al mattino la decisione: operatemi subito! La risonanza magnetica serve solo a scongiurare guai peggiori, una telefonata in Italia, il permesso del Milan: Franco Baresi è in sala operatoria alle cinque del pomeriggio new yorkese, undici di sera in Italia. Menisco mediale del ginocchio destro: intervento in artroscopia apparentemente semplice, con cento altri casi risolti brillantemente e in poche settimane.
Il sogno è di riaverlo in campo per la finale, se mai ci sarà una finale azzurra.
"Queste cose non si dicono portano male!" scherza il Capitano pochi minuti prima di lasciare il suo letto al Lennox Hill Hospital per la sala operatoria. Il morale è ugualmente alto: Baresi è troppo uomo, troppo campione dentro per abbattersi.
A 34 anni, forte di mille esperienze sportive, di mille partite, Baresi aveva capito subito che l'incidente era serio. "Sono preoccupato, vediamo stanotte, aveva detto a caldo, subito dopo l'incidente e la partita. E la notte ha completato la disgrazia: insonne per il dolore, al mattino Baresi ha chiamato i medici azzurri nella sua stanza.
Ad assisterlo, oggi ci sarà anche la moglie Maura, che ha anticipato la partenza per gli Stati Uniti, in un primo tempo prevista per la seconda fase dei mondiali. La signora Maura volerà da Milano in compagnia del dottor Tavana, cui come consueto il Milan affida le missioni più delicate.
Il medico sociale rossonero riceverà e visionerà immediatamente il filmato dell'operazione, grazie alla sonda che agisce in artroscopia e all'istantanea registrazione del suo percorso all'interno dell'arto lesionato.
Dopo di che concorderà con il prof. Hershmann e con i medici "azzurri" Ferretti e Zeppilli i tempi di recupero, che devono si prevedere il Grande Miracolo, ma che soprattutto non devono compromettere il resto della mitica carriera di Baresi, confortato nel tardo pomeriggio dalla visita dei suoi compagni più cari, in libertà per le vie di New York, secondo le direttive dettate da Sacchi, presentatosi ovviamente anche lui al risveglio del campione
"Una bella mazzata! Senza il capitano sarà ancora più dura" dice Tassotti per tutti gli azzurri. "Purtroppo avevo capito subito che si trattava di un incidente grave", racconta Massaro. Che prosegue: "Franco mi spiegato come si è fatto male, era chiaro che non fosse una sciocchezza.
Eppoi, il Capitano: scherziamo, se lui molla è perché è rotto, se no resta in campo fino in fondo!" E la convinzione di tutti quelli che meglio conoscono Baresi e la sua grinta e la sua forza: nessuno ha avuto dubbi che potesse trattarsi di una banalità.
La speranza non è nemmeno esistita. "Adesso dovremo fare a meno di lui e non sarà semplice" racconta Costacurta", chiamato a raccogliere l'eredità prima del tempo e nell'occasione più difficile. "Dovrò mostrarmi degno di un ruolo difficilissimo, che Franco sa interpretare come nessun altro.
Cresciuto all'ombra del Capitano, Costacurta ha l'occasione per dimostrare al mondo e agli ultimi scettici di essere pronto a...correre con le proprie gambe. E' giusto dire che all'inizio sono stato favorito dal giocare al fianco di un simile campione, ma con gli anni ho acquisito la mia esperienza e a 28 anni era logico che dovessi andare avanti da solo":
Per lui, anche la difficoltà doppia di una difesa tutta da inventare: senza Pagliuca, Maldini e Baresi, Costacurta dovrà dannarsi come mai. Buona fortuna.
Gianni Visnadi Tuttosport
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