Va bene così, salvo poi ad alzare alti lai perché le squadre costituite da 15 o 16 stranieri tutti di nazionalità diverse non riescono a far gruppo, non hanno più intesa non sanno più esprimersi secondo concetti e principi tattici omogenei.
Particolarmente preoccupante, insisto, è anche l’incuria, la superficialità con cui una certa parte della critica si rassegna a violenze di ogni tipo.
Dobbiamo essere proprio noi giornalisti per primi a denunciare la violenza, a rivendicare il diritto di frequentare gli stadi senza correre rischi personali e ad imporre a chiunque il dovere di rispettare l’incolumità fisica e la sensibilità umana delle persone perbene che intendono esercitare il diritto di accedere liberamente e felicemente agli stadi insieme alle loro famiglie.
Ci vuole davvero una rivolta degli onesti, il levarsi prepotente di un ruggito dei mansueti.
E bisogna fare appello a tutte le istituzioni del calcio, nazionali e internazionali, e a tutti i dirigenti di buona volontà perché vengano adottate le misure necessarie e sufficienti a combattere la violenza in ogni sua manifestazione.
Ritorniamo allo sport, ai suoi valori, al piacere di stare insieme e di misurarsi lealmente gli uni contro gli altri. Sia benvenuta la tempestività e la severità con cui il giudice sportivo ha accertato e punito il pugno di Montero a Di Biagio, grazie all’utilizzo della prova televisiva.
La Tv è lo strumento che ha reso il calcio ricco a miliardi, popolare ed amato in tutti i paesi ed anche nei luoghi più inaccessibili di ciascun paese.
Adesso il calcio accetti che la TV si nobiliti, trasformandosi nello sceriffo buono che contribuisce a renderlo sempre più corretto, sempre più onesto e leale. Sono ormai anacronistiche, sono d’accordo con Tosatti e con il Corriere della Sera, le capziose limitazioni all’uso della prova televisiva. Se l’occhio delle telecamere scopre i violenti, i violenti siano puniti anche se gli arbitri non hanno visto o hanno sottovalutato la gravità del gesto violento.
Non dimentichino i giocatori, gli allenatori, i dirigenti e i “mammasantissima” delle Leghe, della Federcalcio e del CONI che “i bambini ci guardano” come ammoniva De Sica molti decenni fa.
I bambini ci guardano, ci giudicano, imparano.
E credono di poter diventare uomini duri anche loro, imitando o mutuando gli atteggiamenti più scorretti degli eroi della domenica.
Bisogna che nasca un grande movimento d’opinione per restituire il calcio alla sua dimensione umana e sportiva.
Chi ha animo puro e buona volontà contribuisca a farlo nascere, questo grande movimento d’opinione.
DAVID MESSINA