Giorgio
Micheletti.it
    Giorgio
Micheletti.it

MENU

X

BARESI: "SONO STUFO, A GIUGNO SMETTO"

Baresi nella storia, settecento partite ufficiali con la maglia del milan, fa il punto della sua carriera con le lettere alfabetiche e per ognuna un punto della carriera e vita dalla a di arezzo dove ha conosciuto sua moglie alla z di zona modulo con cui gioca

BARESI: "SONO STUFO, A GIUGNO SMETTO"

16 gennaio 1997

Domenica la partita n.700 con il Milan: "Il futuro? Vorrei fare il dirigente"

MILANO - Domenica Franco Baresi, 37 anni il prossimo 8 maggio, farà un altro passo nella storia.

Contro il Cagliari il Capitano rossonero taglierà infatti il traguardo delle 700 partite ufficiali con la maglia del Milan. Settecento partite sono quasi 44 giorni trascorsi con il pallone tra i piedi, senza interruzioni.

"Se poi penso agli incontri con la nazionale, alle amichevoli e alle tournée, credo che davvero metà della mia vita sia stata spesa per il calcio".

Franco Baresi riflette su una carriera inimitabile, medaglie e dolori, e si prepara ad imboccare la dirittura d'arrivo. Stavolta senza più possibilità di ritorno. "Basta sono stufo.

La mia testa ha bisogno d'altro. Chiudo questo campionato e poi smetto" confessa regalandoci l'alfabeto dei suoi ricordi.

Dopo quella di Rivera, viene ammainata anche la seconda bandiera e a strisce rosse e nere. E il Milan non sarà più lo stesso.

Arezzo: "A quella trasferta non avrei dovuto esserci. Ero squalificato. Stiamo parlando del febbraio 83' e il Milan era in serie B. Rivera mi chiese di presenziare comunque. Ero già capitano. Fu lì, nel ritiro di Montevarchi, che conobbi Maura, mia moglie."

B "Sarebbe troppo facile dire Berlusconi. Meglio non dimenticare invece la serie B, i momenti difficili, quelli che nonostante tutto, mi hanno legato ancora di più a questa squadra."

Collovati e Costacurta: "Sono stati i due difensori centrali che hanno giocato di più con me. Collovati mi è stato di grande aiuto. Era già inserito nello spogliatoio e un pò mi ha guidato in mezzo agli anziani, a certi giocatori di grande personalità. Con Costacurta faccio coppia fissa dall'89, l'ho fatta anche in nazionale. E se penso alle vigilie vissute insieme, perdo davvero il conto."

Dolore: "Tra l'81 e l'82 ho conosciuto il dolore fisico e il dolore sportivo. Un'infezione del sangue mi tenne lontano dai campi per sei mesi, poi arrivò la retrocessione in serie B. Credo sia stato il mio momento peggiore."

Età ed entusiasmo: "Alla mia età riesco ancora a divertirmi. L'entusiasmo ce l'ho dentro, difficile spiegare. Mi è sempre piaciuto allenarmi all'aria aperta, stare a contatto con i giovani."

Futuro: "Ho deciso chiudo questo campionato e poi mi ritiro. Sono stufo. La mia testa ha bisogno di altre cose.

Spero però di essere utile al Milan. Non farò l'allenatore questo no. E neppure il presidente. Non scherziamo, per quello c'è Berlusconi. Ecco mi piacerebbe un ruolo che mi consentisse di tenere i rapporti tra la società e la squadra.

"Genio e Gullit: "In questi anni ho avuto tanti campioni accanto a me. E il più grande di tutti, almeno nel suo ruolo, non aveva il cognome che iniziava per G: si chiamava Van Basten. Però anche questi grandi stranieri sono stati fortunati: hanno trovato un gruppo di sette-otto giocatori italiani capaci di fare la storia del calcio."

Haladas: "Haladas mi ricorda Szombathely e la Mitropa. In quei anni la Coppa dei Campioni era un sogno per me. Ricordo che l'Inter giocava con il Real Madrid e io mi domandavo: chissà se un giorno ci riuscirò anche io."

Icardi e Incocciati: "In quei vent'anni non ho avuto soltanto compagni famosi ma anche bravi compagni capitati al Milan nel momento meno fortunato. Ricordo soprattutto Icardi, Incocciati e Battistini."

Liedholm. "Un maestro, è l'allenatore per cui provo più affetto. Con lui il Milan ha abbandonato il calcio tradizionale imboccando la via del successo."

Milan: "E' la mia seconda famiglia. Sono arrivato a Milanello che avevo 14 anni. A questo punto mi manca soltanto di sognare in rossonero."

Nemici: "Purtroppo". Quando arrivi in alto ti trovi a fare i conti con chi prova invidia per le tue conquiste. E allora sparlano di te, senza sapere nulla di quello che sei in realtà. Brutto sentimento l'invidia. Io però dimentico."

Olimpyque Marsiglia: "Quando penso al Marsiglia mi vengono i brividi. Contro l'Olympique abbiamo rovinato la nostra immagine nella notte dei riflettori ed abbiamo perduto una Coppa dei Campioni che non meritavamo di perdere."

Panchina: "Posso dirmi fortunato, l'ho conosciuta poco. Non deve essere facile accettarla. Capisco Baggio e Savicevic. Per questo non farò mai l'allenatore, troppo dura scegliere."

Quattro (ma anche due e dieci): "Ho cominciato la carriera nel Milan vestendo la maglia numero 6 ma quando Liedholm mi ha assegnato il 2 e il 4 non ho fiatato. Non ho detto: io sono Maradona, voglio il 10. Ora però al mio numero 6 sono affezionato. Ci gioco da nove anni."

Radice:" Mi sembrava un allenatore in gamba, però non ha avuto la possibilità di dimostrare il suo valore. Io poi l'ho conosciuto poco. Mi sono ammalato e quando, dopo sei mesi, ho ripreso il posto in squadra, lui era stato  esonerato sostituito da Galbiati."

Settecento: "Queste 700 partite mi pesano. Ho calcolato che 700 partite fanno quasi 44 giorni in campo, senza interruzioni. E oggi in 44 giorni in campo fai il del mondo. Alla mia veneranda età "sento" ancora la partita. La vivo. Forse è per questo che ho qualche ruga in più dei miei coetanei."

Tifosi: "Io e i tifosi abbiamo fatto sofferto tante volte insieme. Loro mi vogliono così bene da mettermi in difficoltà con i compagni. E' accaduto di recente per lo striscione "Baresi un esempio, gli altri uno scempio". Lo hanno esposto in occasione della partita con l'Udinese e poi con il Parma. Sono dovuto intervenire per farlo togliere."

Usa 94: "Liberi di non credermi, ma il secondo posto al Mondiale americano, con quel rigore sbagliato, non è stata la più grossa delusione della mia carriera. Io ancora non mi do pace per le due finali di Coppa Campioni perse nel '93 e nel '95.Marsiglia ed Aiax non erano più forti di noi, ci siamo fatti soffiare due coppe alla nostra portata."

Verona: "Verona per me, più della tumultuosa partita del '90 significa il debutto in serie A. Ricordo ancora lo spogliatoio, con Liedholm che mi tranquillizzava e il paron Rocco che, alla fine, mi prendeva in giro: "Ciò mona. Te ghe zogà anca ti?" Era il suo modo per dirmi che era soddisfatto di me."

Zona: "Noi del Milan siamo stati dei precursori. La zona mi ha arricchito, la trovo conivolgente perché ti consente di partecipare di più al gioco".

Alberto Costa Corriere della Sera

CONTATTI:

Email: giorgio_micheletti@yahoo.it

TRASPARENZA E PRIVACY:

Cookie Policy

Privacy Policy

SEGUICI SUI SOCIAL:

©  Giorgio Micheletti 2019